È quel periodo dell'anno in cui "fai il turno tu ché non hai figli?"
L'ultima newsletter del 2024, ma senza bilanci né buoni propositi
Prima di iniziare, piccolo-spazio-(auto)pubblicità!
Sia mai che tu sia ancora in cerca di regali di Natale per quel parente che ogni anno fa le domande sbagliate... 🎁
O semplicemente di parole amiche, per te o una sorella, che siano parole di cura e lotta, insieme.
Nel caso, ricordati di “Libere. Di scegliere se e come avere figli” (Einaudi, 2024).
Lo trovi nelle librerie e negli store online.
E ora, iniziamo!
È quel periodo dell’anno, quello delle domande dei parenti.
Tocca a tutte, o comunque a molte, con o senza figli.
Se sei in età per cui si presume che tu sia fertile e non hai bambini, il ritornello sarà il solito:
Quando lo fai un nipotino?
Guarda che poi te ne penti?
Posso chiederti, come mai? Non puoi avere figli - in quel caso il sottotesto è “poverina” -, o non ne vuoi -“stronza, egoista, contro natura”.
I figli sono la realizzazione più grande per una donna?
Guarda che poi quando li vorrai non arriveranno.
Con le varie personalizzazioni, a seconda dei casi?
E il tuo ragazzo/ tuo marito cosa dice?
Ma sei tu o è lui?
Guarda che se vuoi avere figli devi trovarti un fidanzato alla svelta.
Ah già, ci sono anche le versioni progressiste:
Hai fatto almeno congelare gli ovuli?
Fatti mettere incinta almeno. Poi non serve che te lo sposi, e neppure che glielo dici. Ma almeno diventi madre.
In Italia non si può, ma nel caso puoi sempre andare all’estero per diventare mamma.
Se invece l’età che si presume fertile è passata senza prole, è facile ti tocchino i sospiri:
Eh, dovevi pensarci quando potevi.
Chi si prenderà cura di te?
A chi lascerai la tua eredità?
E le previsioni sull’altro step sociale che mancherai, la nonnitudine:
Non ti dispiace pensare che non avrai mai nipotini?
Che peccato non poter diventare nonna!
In questo caso, vedi il lato positivo, almeno non ti sentirai chiedere di continuo:
Quand'è che diventi nonna?.
A molte toccherà!
E se sei madre?
Lo sai bene: non sei al riparo neppure tu; come non lo sono, io che sono mamma di un figlio unico - quindi in presunzione di egoismo, o forse ho aspettato troppo, o...
Quando lo fai il secondo?
E la sorellina?
Non lo lascerai figlio unico.
Ma sei già tornata al lavoro, così presto.
Come non sei ancora tornata al lavoro?
Comoda così! I figli non si fanno per farli crescere agli altri.
Vedi cosa succede ad aspettare? I figli si fanno da giovani?
Cosa? È incinta del quarto? Ma non sono troppi.
E se la società (come i parenti) ci giudica egoiste se non facciamo figli, o se ne facciamo uno solo, non risparmia l’accusa neppure a molte altre di noi:
Non è egoista fare figli se sei lesbica?
Non è egoista fare figli se sei disabile?
Non è egoista fare figli se sei single?
Le variabili sono infinite: madri o non, siamo sempre carenti in qualcosa, o troppo qualcos’altro.
A questo proposito, in una delle pochissime presentazioni del libro che sono riuscita a fare in questo periodo prenatalizio, in cui una brutta polmonite mi ha tenuta in scacco per oltre un mese, una ragazza mi ha chiesto:
“Qual è, secondo te, la risposta giusta da dare a parenti o amici?”
Lo so che bisognerebbe rifiutarsi di rispondere e mandarli a quel paese, ma non è sempre così facile.
Ha anche aggiunto, e quando le ho chiesto “chi l’ha detto che ‘bisogna’ fare questo?”; la risposta è stata molte attiviste quando parlando del tema, e hanno ragione probabilmente ma…
Ahhhh, quanto fanno male le semplificazioni e pure le prescrizioni su cosa deve o non deve fare una persona, soprattutto se vuole definirsi attivista o “liberata”.
Avanzo una possibile alternativa, che è poi la risposta che ho dato quella sera alla ragazza, senza presupporre che sia LA risposta.
Non credo esista una risposta giusta.
Ci sono tanti dipende:
dipende se chi te lo chiede è una persona cui vuoi bene, che sai che non ha semplicemente gli strumenti per capire quanto quella domanda possa essere dolorosa, o inopportuna, o farti arrabbiare;
dipende se tu hai voglia e pensi valga la pena argomentare sul perché non vuoi e non devi “presentare giustifica” per la tua scelta o condizione riproduttiva, e sul perché nessuna dovrebbe farlo;
dipende da come stai tu, soprattutto, rispetto a quella domanda.
Esiste semmai la risposta giusta per te.
Quella valida per te, che non è necessariamente quella che darei io o darebbe un’altra, e che può cambiare col tempo, a seconda dei momenti, delle persone, di come stai…
È legittima la risposta “va’ a quel paese”, è legittimo cambiare discorso o abbozzare un sorriso per evitare di entrare nel discorso, è legittimo anche rispondere alla domanda, se è ciò che vuoi.
Credo che la cosa davvero importante, per ognuna di noi, sia un’altra: la nostra consapevolezza.
Sai che qualcuno queste domande te le farà, in buona fede o non, con la voglia di capirti o per puro giudizio:
avere questa consapevolezza;
comprendere cosa ti fa arrabbiare o ti fa male e cosa puoi fare per non farti ferire (almeno non troppo!);
cercare preventivamente un’alleata in una sorella (biologica o non, può essere pure una cugina, una madre, una zia, la fidanzata di un parente, una nonna, altro…) cui chiedere nel caso supporto;
scegliere di arrivare anticipando che non accetterai di sentirti chiedere queste cose;
o sapere che nel caso risponderai (per esempio): non voglio più rispondere a questa domanda…
Ecco, credo che più che la risposta giusta, noi si possa elaborare una consapevolezza tale per arrivare - non dico preparate - ma confidenti in noi stesse, in modo da non essere vittime della situazione e non ingoiare rabbia, frustrazione e magari lacrime insieme al polpettone.
Detto questo, c’è un tema che mi sta molto a cuore, perché…
È (anche) quel periodo dell’anno in cui "fai il turno tu ché non hai figli?"
Parliamoci chiaro, è culturale: ci si aspetta che una lavoratrice senza figli sia, in generale più disponibile a restare fino a tardi al lavoro, ad accollarsi i turni nel weekend e delle feste, e ad adeguarsi alle esigenze delle colleghe vincolate dalle esigenze dei figli.
Nel periodo natalizio, che per tradizione è legato a doppia mandata al concetto monolitico di (sacra) famiglia, a maggior ragione si dà per scontato che le donne childless o childfree abbiamo meno da “perdere” in termini di separazione dagli “affetti importanti”. Se oltre a essere senza figli, la collega in questione non ha neppure marito o un partner convivente, poi, pare diventi l’ultima ruota del carro.
Di questo tema ho parlato ampiamente in Il "tempo vuoto" delle donne senza figli, discriminate sul lavoro e, come ho precisato lì:
Insomma, come scrivo in questo articolo, non si tratta di negare il principio sacro del mutuo aiuto e della sorellanza tra donne, ma di riconoscere il pregiudizio del tempo vuoto (o che vale meno) delle donne senza figli.
“Tu che non hai figli e/o marito, puoi farei il turno della Vigilia”, è una richiesta che
dà per scontato che il tempo libero di una collega senza figli sia più intaccabile del mio in quanto madre,
ripropone l’opposizione archetipica tra donna-madre e donna-senza figli
e alimenta uno scontro tra scelte/ condizioni di vita, subordinando quelle delle donne senza figli a quelle delle madri.
Sposta soprattutto il problema, che è quello di pretendere politiche di lavoro eque, non discriminatorie e strutturate per garantire, come da Costituzione, la dignità e la realizzazione dell’essere umano, a prescindere da tutte le altre variabili.
A proposito, quando ieri ho anticipato il titolo della newsletter di oggi - È quel periodo dell'anno in "fai il turno tu ché non hai figli?" -, una persona mi ha scritto:
Ma seriamente? C’è chi dice cose del genere?
Rispondo con due messaggi che mi sono arrivati, sempre in queste ore, in risposta all’anteprima:
Già, e in più nel mio caso aggiungono: e non hai nemmeno il fidanzato!
BRAVA. Proprio così. Ripetuto in loop fino al 6 gennaio, riscodellato per Pasqua e per le vacanze di agosto. Ho cercato di spiegarlo alla mia collega con due figli lunedì. Devo andarle incontro io perché lei non ha aiuti […]. Io posso venirti incontro una due tre volte, ma non tu puoi dare per scontato che io non abbia un cazzo da fare perché non ho dei culetti da pulire. “Beata te che hai tempo per leggere, coi figli te lo scordi”. Mi sveglio alle 5 per allungare la giornata e avere tempo per colmare anche il mio bisogno di lettura, ma oh son sempre la privilegiata che non ha una nulla da fare.
Un’utente - che evidentemente non ha colto il fatto che io stessa sono madre - mi ha invece scritto:
Sembra sempre che chi fa figli li faccia solo per se stessx. Ti pagheranno la pensione i bimbi che lasciamo a casa a Natale per fare il turno, perché poi sta retorica diventa assoluta per colpa di questi post e pare che i genitori a casa a Natale si divertano, o che abbiano fatto certe scelte solo per egoismo e non magari per una sorta di solidarietà sociale. Quando e semmai dovessi coprire il turno di una mamma hai sollevato il suo carico a vantaggio della società in cui vivi. E della sanità mentale di una famiglia che durante l’anno combatte letteralmente contro un sistema che non tiene conto della genitorialità.
Posto che la solidarietà è sacra, che per crescere figli serve il famoso villaggio, e che la genitorialità sociale è anche questo un tema già affrontato che riconosce il ruolo fondamentale delle persone senza figli nella crescita di una comunità; il tema qui è un altro:
ribadire cioè il tempo di una donna senza figli non è né più vuoto, né vale meno di quello di una madre e che quindi non può essere considerato a prescindere un tempo da mettere al servizio della collega con figli o della comunità, sempre e comunque.
Ne ho parlato qui, per intenderci:
Nel mentre, invece, rimando di nuovo all’articolo in cui ho approfondito il tema della discriminazione delle donne senza figli sul lavoro, scusate, ma repetita iuvant:
Chiedere alle lavoratrici senza figli di farsi carico delle esigenze delle colleghe con figli, distoglie l’attenzione dalla necessità di un ripensamento del mondo del lavoro al di fuori della logica del sacrificio, che delega l’accesso a diritti basilari di alcune persone (tra cui le madri) allo sfruttamento di altre (tra cui le donne childfree).
Grazie per aver letto fin qui!
Ti sembra interessante quello che hai letto finora?
Se sì, sappi che puoi supportare il mio lavoro anche gratuitamente!
Come? Metti un mi piace, lascia un commento e, soprattutto, usa questo tasto per consigliare la mia newsletter sui tuoi social o a chi ritieni possa essere interessatə.
Il modo migliore per supportarmi… Se lo hai letto, puoi regalarlo o consigliarlo!
Che te lo dico a fare, ovviamente uno dei modi migliori per supportarmi è acquistare questa cosina qui sotto, che ho impiegato sei anni a mettere insieme 😍
Libere. Di scegliere se e come avere figli (Einaudi) è in tutte le librerie e negli store online.
Hai una libreria e/o vuoi organizzare una presentazione di Libere nella tua città? Scrivimi qui 💌
Discorso di fine anno, senza bilanci e buoni propositi
Importante: questo è un messaggio cui tengo molto.
Spero che tu abbia voglia di leggerlo. Intanto, ti arrivi il mio grazie, e molto altro.
Cosa da leggere, vedere e ascoltare
Un consiglio: se alcune cose qui sotto ti interessano ma non hai tempo di leggerle ora, salvati tra i preferiti questo numero della newsletter, così da poterle recuperare con calma (tanto già sai che la mia prossima newsletter potrebbe arrivare tra un mese… o due).
Sempre sul tema
“Hai figli, non ne hai?”. Pronta per le domande dei parenti?
Perché le donne incinte e le neomamme sono più esposte al femminicidio e alla violenza di genere?
La discriminazione delle donne senza figli sul lavoro
Fuori tema
Ovvero, altre cose che ho scritto, ma non sul tema diritti riproduttivi.
Perché il maschicidio non esiste e il femminicidio non è il generico omicidio di una donna
Parliamo di disabilicidio e smettiamo di romanticizzare il nostro abilismo
La stanchezza cronica della tiroide delle donne… che è anche la mia!
L'invenzione della bellezza: il segreto per non invecchiare è morire prima
L'umanità che non siamo e la maledizione di Primo Levi
La mia newsletter è gratuita, il tuo contributo libero
✅ Ogni numero di Rompere le uova è il frutto di un accurato lavoro di ricerca, studio e stesura, che svolgo in modo volontario, gratuito e indipendente a scopo divulgativo.
✅ Se vuoi supportare il mio lavoro affinché resti libero, indipendente, gratuito, puoi "offrirmi un caffè", qui (tastino viola qui sotto)
Se non puoi, basta un mi piace, un tuo commento e il tuo passaparola! Tutti i contenuti di Rompere le uova sono e resteranno comunque fruibili gratuitamente. Condividendo questa newsletter con i tuoi contatti e sui tuoi social, però, puoi aiutarmi farla cresce.
Grazie 🙏 ! Davvero.
Ilaria Maria Dondi
Ho letto questa newsletter con un senso di rabbia e di tristezza per una situazione che vivo quotidianamente e che proprio in queste feste si è ripresentata in tutta la sua "gloria".
Do you want philosophically-backed ammunition to swat away the questions once and for all? I’m the Substack for you. (Esempio: “No, zia Rosa, niente figli, non voglio diventare metafisicamente ambigua.”)