Quante ragioni abbiamo per (NON) avere figli?
E se, invece di chiedere 'Perché non vuoi figli?', chiedessimo 'Perché ne hai/ vuoi?'
Ciao, io sono Ilaria Maria Dondi, tra le altre cose sono “mamma” dal 2016 ma esisto nel mondo dal 1981: il che significa che per 35 anni sono stata una donna, in periodi diversi dell’età adulta, prima childless e poi childfree. Questa è la mia newsletter in cui scrivo di diritti riproduttivi (che sono anche diritti a non riprodursi).
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Perché non hai (o non hai avuto) figli? è una domanda che viene rivolta più volte nel corso della vita a qualsiasi donna non abbia procreato, a prescindere dal fatto che sia ancora in età fertile (e quindi potenzialmente futura madre), o che il suo ‘tempo riproduttivo’ sia concluso.
Che tale domanda non sia innocua lo dovrebbero sapere ormai anche i sassi. Eppure essa viene posta in modi fantasiosi - e con pretesa di empatia - anche da molte persone che, pur ben consapevoli del suo potere detonante, non riescono a resistere alla tentazione di indagare il perché.
A me pare che l’obiettivo dietro a questi interrogativi continui non sia solo comprendere la ragione dell’assenza di un figlio; posto che ne serva una (no, non serve!). A monte ci vedo la morbosità insinuante di scandagliare tutti quegli aspetti da cui si fa dipendere il valore sociale di una donna o persona dotata di utero, secondo un rapporto di causa-effetto per cui
Sei senza figli perché [_inserisci qui la motivazione_]
➡️ E io ti diro chi sei (leggi: il giudizio sociale che ti viene attribuito)
Facciamo alcuni esempi, Sei senza figli perché…:
non ne vuoi ➡️ Egoista. Carrierista.
non puoi averne ➡️ Poverina. Incompleta.
non hai trovato un partner con cui vorresti/ avresti voluto avere figli ➡️ Una sfigata, una put*ana, o una donna difficile che nessun uomo vuole al proprio fianco.
vorresti, ma non puoi permettertelo ➡️ Codarda o scansafatiche, comunque incline al vittimismo (se vuoi, puoi!).
pensi che su questo Pianeta siamo troppi e i figli inquinano ➡️ Pazza, esagerata, complottista.
sei una persona trans o non binaria o in una relazione non eterosessuale e non vuoi o puoi (permetterti di) accedere a tecniche di fecondazione assistita o alla genitorialità sociale ➡️ [qui il giudizio sociale è talmente feroce, che preferisco omettere ogni tentativo di identificarlo in pochi e non scrivibili aggettivi]
Altro (l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, ma ci siamo intesə).
A ogni evidenza, non è contemplata l’idea che la vita di una persona identificata come femmina possa passare senza che nessuna cellula uovo - che si presume rilasciata mensilmente dalle tube di Falloppio - sia fecondata. La possibilità senza figli è una ‘stranezza’ da giustificare e, in linea di massima, da scoraggiare, evitare, vietare, denigrare e, ovvio, compatire augurandosi quasi che, se proprio deve succedere, non sia una scelta ma una condizione dolorosa.
Ora, a livello statistico non avere figli non è una stranezza: parafrasando il titolo del libro di Eleonora Cirant, una su cinque non lo fa (in Occidente si intende, ché al solito viene preso come unico metro di misura di un mondo sovrappopolato per parlare di denatalità). Non riprodursi, del resto, pare un’idea bislacca solo per le nate femmine, ché un uomo childless o childfree - senza figli causa forza maggiore o per scelta - non suscita scandalo; e, in genere, ben poca curiosità.
Il buon senso comune - termine con cui si identifica spesso ciò che in realtà è costrutto sociale - pretende di avere molte buone ragioni con cui spronare le donne ad avere figli, e li sciorina in frasi ben note:
“E se poi te ne penti?”
“Un figlio è la felicità più grande”
“Una donna senza figli è una donna a metà”
“Non sai cosa ti perdi”
“I figli non sono un costo, sono una benedizione”
“Non fare figli è una scelta egoista”
“Pensa a quelli che non possono”
“Chi si prenderà cura di te quando sarai vecchia”
Eppure, in assenza di argomentazioni, queste ragioni per avere figli che ragioni non sono paiono (e sono!) tentativi, spesso goffi - nonché ricatti, minacce, promesse di felicità -, con cui tentare di convincere anche le childfree più convinte a figliare.
Diverso il discorso delle altre “ragioni”, quelle per NON avere figli, che non mancano di argomentazioni '“valide”, nel senso di supportate da dati, ricerche scientifiche e riflessioni etiche.
Posto che una trattazione, non dico completa ma approfondita dell’argomento, richiederebbe molto più spazio e tempo, di seguito ti propongo alcuni esempi che mi auguro possano essere spunti per intraprendere una narrazione childfree nuova e più autentica, non appiattita cioè sugli stereotipi dell’egoista, incompleta, party harder o immatura.
Quante ragioni abbiamo per NON AVERE figli?
Disclaimer: dedicherò il prossimo numero alla condizione childless, non come scelta ma per cause di forza maggiore (e sottolineo, cause non causa, perché l’insufficienza della narrazione dell’infertilità ricondotta sempre al dolore di una gravidanza desiderata che non si realizza è poco o affatto inclusiva. Di certo omissiva delle realtà di molte persone). Di seguito, quindi, parlo delle ragioni per non avere figli intese come scelta childfree.
Le persone childfree non si pentono (quasi mai).
1 su 6 genitori, invece, se tornassero indietro non rifarebbero figli.
Sebbene il pentimento sia una possibilità (in qualsiasi scelta!), gli studi ci dicono che la maggior parte delle donne childfree non si pente con l’età. Al contrario, sondaggi in cui si è chiesto ai genitori se, con il senno di poi, avrebbero rifatto figli spostano l’eventualità dell’E se poi te ne penti? sulle madri e sui padri.
Il 70% già negli Anni Sessanta disse NO, potendo fare un rewind non avrebbe avuto figli: questa la risposta a un sondaggio lanciato dalla giornalista del Chicago Sun-Times Ann Landers. Trent’anni dopo, del resto, sondaggi simili condotti da Leslie Lafayette di ChildFree Network - la stessa di Why Don't You Have Kids?: Living a Full Life Without Parenthood - restituirono percentuali di risposte negative comprese tra il 45 e il 60%.
In Italia, secondo un sondaggio SWG del 2020, se potesse tornare indietro, un genitore su 4 (una coppia su 6) non rifarebbe figli.Le persone childfree, pare, siano più felici.
O comunque, un figlio non è la gioia più grande, se non per poco tempo. In All Joy and No Fun: The Paradox of Modern Parenthood, la giornalista Jennifer Senior mostra come i figli non rendano i genitori meno felici a priori, ma neppure più felici, se non per il primo anno di vita del bambino. Il problema, parlando in termini statistici, arriva semmai dopo. Almeno secondo l’economista Andrew Oswald che, analizzando un consistente numero di dati raccolti su genitori britannici, sostiene che dal secondo figlio in poi l’insoddisfazione e l’infelicità crescano (ovviamente, in primis, quella della madri… Il perché lo sappiamo bene!).I figli costano tantissimo. Soprattutto alle madri
Su quanto costino i figli, soprattutto alle donne, potremmo fare un numero a parte (come un po’ su tutto il resto, ma nel caso specifico forse un po’ di più). Siccome se ne parla molto, anche se non si fa nulla in termini di politiche del lavoro, rimando a Le equilibriste: la maternità in Italia nel 2022, il report annuale di Save the Children che riporta la situazione delle donne e delle mamme in Italia. Parole chiave? Perdita del lavoro o al massimo part time, gender pay gap, sovraccarico mentale e doppio lavoro (il secondo è quello di cura non retribuito), dipendenza economica e quindi rischio di violenza di genere, povertà in età da pensione… Serve altro?… ma anche al Pianeta!
Un bambino produce 58,6 tonnellate di CO2 in un anno.
Per intendersi, in termini quantitativi, un’automobile di media produce 2,4 tonnellate di anidride carbonica all’anno e un volo intercontinentale 1,6.Siamo troppi, non troppo pochi.
Secondo il World Population Prospects, nel 2050 saremo 10 miliardi di persone. Altro che denatalità. L’inverno demografico di cui si fa tanto parlare esiste, ma è un problema nazionalista o quanto meno occidentale, cioè razzista: si tratta di non avere il tasso di ricambio generazionale per continuare a tenere chiusi i confini e preservare la stirpe, il privilegio e quindi l’egemonia bianca.Fare figli è il vero egoismo (?)
Metto il punto di domanda, così lascio la questione un po’ più aperta e mi sento meno in colpa anche io!
In una diretta Instagram del 2019, Alexandria Ocasio-Cortez ha posto il problema:I giovani hanno una domanda legittima: è ancora giusto voler avere dei figli?
Tra il 2030 e il 2050 circa duecentocinquantamila persone all’anno moriranno a causa dei disastri climatici: questa la stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a meno che noi non si inverta la rotta, e posto che basti. Nel frattempo, un milione di bambini nel mondo hanno già ora problemi respiratori legati all’inquinamento atmosferico da cui dipende, per esempio, il 12% dei ricoveri pediatrici in Italia (ISS, Istituto Superiore di Sanità, 2018).
Altre 40 e più ragioni per non avere figli.
Potrei continuare, a lungo, l’elenco di studi, dati, teorie argomentate sul non avere figli. La psicoanalista francese Corinne Maier, ne ha individuati ben 40 nel pamphlet che porta la sua firma, No Kid. Quaranta ragioni per non avere figli, edito in Italia da Bompiani, che nel 2007 fece molto scalpore (anche perché l’autrice è madre di due figli). Personalmente ho il sospetto che possano essere anche di più, e cioè pari alle emozioni, ai calcoli, ai sentimenti e alle scelte che muovono ogni persona scelga di non avere figli in nome della ragione che a me pare la più valida di tutte. E cioè:Non voglio figli!
Senza bisogno di addurre altre (e presunte valide) motivazioni!
Quante ragioni abbiamo per AVERE figli?
Ora, prova a chiedere alle persone che sono anche madri o padri, o desiderano diventarlo: Scusa, ma perché hai fatto/ vuoi fare figli?
Pare una domanda senza senso; infatti, quando la si fa, succede una cosa strana: la maggior parte delle madri o dei padri cui è rivolta rimane interdetta. La sorpresa può durare pochi istanti, o più a lungo. Spesso arrivano risposte-scudo, sospese tra l’imbarazzo e il fastidio: “Perché sì”, “Perché è normale”, “In che senso? Ma che domanda è?”.
Effettivamente è una domanda che non si fa mai! Ed è ben strano, se ci si pensa.
Il che non significa che non ci siano ragioni “valide” (sulla parentesi qui, ci siamo capitə) per avere figli, o che tutte le madri e tutti padri non sappiano argomentare sul perché della loro scelta di genitorialità. Significa però che non siamo abituatə a interrogare il nostro desiderio, bensì la sua assenza.
La ragione è tanto lapalissiana, quanto poco (o mai) detta: le donne senza figli sono state storicamente chiamate a giustificare il loro non essere madri, e persino a pagarne le conseguenze in termini di persecuzioni, riti purificatori (perché ritenute maledette), ripudi matrimoniali che le hanno consegnate alla povertà o alla prostituzione obbligata. Hanno cioè acquisito una coscienza childless o childfree obbligata - e oggi continuano a esercitare questa consapevolezza - che a noi madri non è stata richiesta. Infatti non l’abbiamo, non collettivamente almeno; e spesso neppure singolarmente.
Nei sei anni passati a intervistare donne e persone con o senza figli per la stesura del libro cui ho accennato l’altra volta, sono state molte le madri che, complice la confidenza che si è venuta a creare o proprio in nome della mia estraneità alle loro vite, mi hanno confessato di aver fatto figli quasi senza pensarci, come se fosse una tappa obbligata, perché sin da bambine hanno assunto per buona l’idea che, da grandi, sarebbero state di sicuro mogli e madri (poi magari anche altro, se abbastanza brave da incastrare la famiglia con il resto!).
E se interrogassimo il desiderio?
E allora propongo: se, invece di chiedere Perché non vuoi figli?, interrogassimo il desiderio attivo, e chiedessimo - per prima cosa a noi stessə - Perché ne hai/ vuoi?.
Perché alla fine forse - e dico forse - è il desiderio, la ragione più valida per avere o non avere figli, fuori da ogni logica di campionato a squadre! 🥚
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🥚 Una cosa che ho scritto
“Si salvino i feti, muoiano pure i bambini!”
Qualche giorno fa ho pubblicato questo articolo su Roba da Donne. È una riflessione scaturita dal naufragio di Cutro, in provincia di Crotone, in cui ho cercato di illustrare l’ipocrisia di quella che Ferdinanda Vigliani nel 2009 in Perché non abbiamo avuto figli - giusto per restare sul tema - ha definito
“un'etica fasulla che non batte ciglio quando nelle guerre vengono carbonizzati dei bambini che non sono 'progetti di vita', ma soggetti umani, vivi, già nati e in grado di provare sofferenza, ma diventa ipersensibile quando si tratta di esercitare un potere sull'autodeterminazione delle donne".
Del resto, Simone De Beauvoir già nel 1949 scrive.
“La società così accanita nel difendere i diritti dell’embrione si disinteressa dei bambini dal momento in cui sono nati”.
Che Vigliani e De Beauvoir abbiamo ragione lo vediamo ogni giorno: sulle rotte dei migranti, nelle zone di conflitto, nei bordelli del turismo sessuale, agli altari dove arrivano spose bambine; persino nei meandri delle nostre case in cui la violenza sull’infanzia si consuma, senza sollevare l’indignazione dei difensori della vita nascente, della famiglia e dei valori cattolici della tradizione italiana.
🥚 Una cosa di cui c’è bisogno
Sono tra le firmatarie di #ANCHEAME, Manifesto contro la violenza ostetrica e ginecologica firmato da 14 professioniste e attiviste per:
denunciare un problema sistemico ma sottostimato (e addirittura normalizzato),
dotare le persone degli strumenti per riconoscere gli abusi,
definire una dichiarazione d’intenti volta alla creazione di una proposta di legge.
#ANCHEAME è anche un movimento aperto a chiunque voglia uscire dal silenzio.
Puoi partecipare unendoti alla pagina Instagam @ancheame_ e facendo sentire la tua voce, affinché le cose cambino e quello che abbiamo subito noi, e con noi molte altre persone, non tocchi ad altre:
#ANCHEAME è successo di essere vittima di violenza ostetrica. Uniamo le voci.
Se conosci una persona che è stata vittima di violenza ostetrica o ginecologica e vuoi inoltrarle questa mail usa pure il bottoncino viola qui sotto ⬇️
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Ilaria Maria Dondi
Ho scelto di essere madre per puro egoismo,nel senso che la maternità mi ha travolto di emozioni molto intense,complici gli ormoni credo, aprendomi un mondo di infinita con consapevolezza. Sono grata alle mie figlie per aver contribuito ad essere la donna che sono oggi. In cambio da sempre, le lascio andare, le osservo, le sostengo al bisogno ma non mi sono mai annullata per loro .Sono grata rifarei la scelta ,ma non vale per ogni donna. Conoscere se stesse,realizzarsi senza condizionamenti esterni ,rompere schemi e pregiudizi è la vera priorità,il senso della vita.Libere di volare ognuna con le proprie ali .